STIPSI
DEFINIZIONE, DIAGNOSI
La stipsi è un malattia funzionale che provoca disturbi dell’evacuazione fecale o per un rallentamento del transito dell’intestino ( inertia del colon o stipsi colica) o per una difficoltà di espulsione del bolo fecale ( defecazione ostruita). Numerosi sono i tentativi di classificazione che servono a quantificare il problema ed a valutare nel tempo i risultati dei trattamenti intrapresi. Le classificazioni servono inoltre ad evitare di trattare in modo esagerato questi pazienti che hanno un problema che non assume mai caratteri di vera gravità. In particolare essere stiptici non predispone a malattie secondarie intestinali quali infiammazioni, infezioni o tantomeno tumori.
I pazienti che ne soffrono sono moltissimi e quasi sempre il problema viene risolto semplicemente con un adeguamento della dieta e con un miglioramento dello stile di vita. Aiutare l’intestino con prodotti di erboristeria o farmaci che velocizzino il transito o rendano le feci più morbide è pratica comune e nella maggior parte dei casi ottiene un buon risultato.
Allo specialista coloproctologo devono giungere soltanto i pazienti con i disturbi più gravi, dopo che tutti i tentativi di correzione conservativa non abbiano portato ai risultati sperati e la cui situazione funzionale influisca molto negativamente sulla loro qualità di vita. In tali casi è indispensabile una accurata raccolta della storia del paziente (anamnesi) seguita da esami strumentali che devono aiutare a quantificare il problema (Tempo di transito intestinale con markers, Rx clisma opaco, Rx defecografia, manometria anorettale). Si deve escludere una concomitante patologia ostruttiva meccanica con una colonscopia ed in casi selezionati occorre eseguire anche una biopsia profonda rettale per escludere un’assenza dei gangli nervosi in tale sede (malattia di Hirschprung). E’ indispensabile escludere infine che la stipsi sia secondaria a malattie metaboliche, psichiatriche o degenerative.
TRATTAMENTO CHIRURGICO
Cicli di riabilitazione del pavimento pelvico eseguiti da personale esperto danno un buon miglioramento funzionale e molti pazienti evitano in tal modo un trattamento invasivo. Non è provata l’utilità dell’idrocolonterapia. La neuromodulazione sacrale si sta proponendo quale primo passo chirurgico nei casi che non rispondono alla terapia conservativa ed i suoi risultati sembrano promettenti.
Non più del 5-10% dei pazienti stiptici possono trarre beneficio da un intervento chirurgico tradizionale. Questo deve proposto ed eseguito da uno specialista che conosca bene il funzionamento dell’intestino ed in particolare del retto e del pavimento pelvico. L’esperienza del coloproctologo nei casi di patologia funzionale intestinale grave appare indispensabile sia per una corretta esecuzione dell’intervento che nella gestione del postoperatorio.
Nei casi di confermato rallentamento isolato del transito del colon deve essere presa in considerazione una resezione di tutto il colon con anastomosi tra l’ileo ed il retto ( colectomia totale) mentre per i pazienti che soffrono di disturbi di espulsione si prenderanno in considerazione le diverse tecniche chirurgiche (correzione transvaginale o transanale del rettocele, Delorme interna, TRANSTARR, rettopessia addominale, resezione-rettopessi) a seconda della situazione anatomica rilevata e che sta probabilmente alla base del problema.